giovedì 24 maggio 2012

L'Italia è stanca di piangere


Continuo ad ascoltare i discorsi di Monti e Napolitano di ieri all'aula bunker dell'Ucciardone in occasione dell'anniversario della strage di Capaci, e dell'uccisione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Risuonano forti nella mia mente, accompagnate dalla voce, a volte decisa, a volte tremolante, di un Presidente della Repubblica commosso, o del Presidente del Consiglio che in modo chiaro ricorda che la verità è il primo dovere di uno Stato verso i cittadini.
In ogni triste e tragico momento della breve esistenza democratica del nostro Paese le istituzioni sono state considerate complici: dalla Stazione di Bologna, a Piazza Fontana fino agli assassinii di mafia degli anni '80 e '90 e la trattativa Stato-mafia, per arrivare addirittura all'esplosione di Brindisi di pochi giorni fa.
Troppo spesso la verità non è di casa nel nostro Paese, schiava di vecchi politici legati alla brutta politica occulta padrona dell'Italia dal dopo guerra in poi.
Ecco perchè, più contnuo ad ascoltare certe dichiarazioni, più mi convinco che siano macchiate di ipocrisia. E non mi riferisco al singolo, ma all'istituzione che questo rappresenta e per conto della quale parla: una istituzione sicuramente colpevole di non aver contribuito alla formazione di un Paese libero e consapevole, nascondendo troppe verità.

sabato 19 maggio 2012

Guarda la legalità in faccia: l'attentato a Brindisi

Alle 7e45 di questa mattina Melissa, una ragazza di 16 anni è morta per l'esplosione di un'ordigno all'ingresso della scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Altre quattro ragazze sono state ferite, una è particolarmente grave. Le teorie sono molte: si tratta di mafia, si tratta di terrorismo, alcuni addirittura parlano di fanatismo religioso. Molte le coincidenze, a cominciare dall'anniversario, tra pochi giorni della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone e sua moglie, alla quale è intestata la scuola; o il fatto che da lì a poche ore Libera, l'associazione antimafia guidata da don Ciotti, sarebbe passata da quelle parti.

Qualunque sia la pista giusta, per la prima volta in Italia viene colpita una scuola; vengono colpiti dei ragazzi. E dalle prime dichiarazioni di chi si trova a dover fare chiarezza (e giustizia) sulla questione, sembra che la bomba fosse lì proprio per colpire loro, all'ingresso della scuola. Una tentata strage contro quei ragazzi che avevano vinto il concorso con "Guarda la legalità in faccia".

Vent'anni dopo le stragi che commossero l'Italia, il Paese si ferma di nuovo, ancora una volta di fronte ad una bomba.

sabato 5 maggio 2012

Caduta libera

Sentire certe cose fa venire la pelle d'oca. L'ONU ancora una volta decide di intervenire, inviando i caschi blu dell'informazione in quei paesi in cui la libertà di informazione è in serio pericolo. Qual'è il dato che viene fuori? Che gli ispettori delle nazioni unite saranno anche in Italia. Mi chiedo: la mia Italia? Si, propro quella. Ma che c'è di tanto strano? In fin dei conti la situazione la conosciamo bene e da tanto tempo: il monopolio berlusconiano, da più di vent'anni, che controlla gran parte dell'editoria nazionale, sia tv che stampa, oltre a molti giornalisti che hanno dimenticato qual'è la vera missione del giornalista; se si aggiunge poi che in questi giorni si dovrebbe rinnovare il cda RAI e l'AGcom, e invece tutto resta bloccato per colpa di chi, al sentir parlare di trasparenza, cambia discorso e blocca le trattative, ecco che il nostro Paese si ritrova ad essere 24esimo su 25 in Eurpa seguito solo dalla Turchia per quanto riguarda la libera informazione. Al mondo solo il 14% della popolazione vive in luoghi liberi, e noi non siamo tra quelli, perchè il nostro è considerato un Paese semi-libero. Ed ecco che addirittura è costretta ad intervenire l'ONU. Siamo arrivati allo stesso livello di nazioni africane e sud americane che vivono di guerre e regimi vari. La domanda è sempre la stessa? Come siamo arrivati a questo?
Fonte: freedom house

martedì 1 maggio 2012

Beati gli ultimi...



Si è concluso il Festival Internazionale del Giornalismo 2012 di Perugia. Un enorme successo, dai numeri davvero significativi (cinquantamila presenze in cinque giorni, mille giornalisti accreditati, cinquanta workshop, cinquemila pagine web visitate, ventimila accessi giornalieri alla sezione video del sito, 180 web tv collegate durante l’intervista ad Ezio Mauro e, soprattutto circa quarantamila tweet).
Christopher Potter, co-organizzatore e compagno della fondatrice dell’evento Arianna Ciccone, analizza i giorni di lavoro e si dice entusiasta, anche se sicuro che tutto questo, almeno per il momento non inciderà nel giornalismo italiano, “l’importante però è seminare…”.
Il dato che più di ogni altro sorprende però è che, ancora una volta, i giornalisti e i reporter, o aspiranti tali, italiani, si sono dimostrati i migliori, per talento e capacità. Per chi vive di questo mestieri e ha una trentina d’anni circa sa bene quale sia la situazione dei giovani giornalisti italiani: sottopagati, sfruttati e, per la maggior parte disoccupati; ma vivere e lottare ogni giorno sembra li abbia resi più forti e li abbia portati a migliorarsi. Saremo pure quelli trattati peggio, però siamo i migliori; una magra, magrissima consolazione, accompagnata dalla speranza che, attraverso queste considerazioni, direttori ed editori non si sentano autorizzati a persistere nel non pagare e sfruttare…