Si è concluso il Festival Internazionale del Giornalismo 2012
di Perugia. Un enorme successo, dai numeri davvero significativi (cinquantamila
presenze in cinque giorni, mille giornalisti accreditati, cinquanta workshop,
cinquemila pagine web visitate, ventimila accessi giornalieri alla sezione
video del sito, 180 web tv collegate durante l’intervista ad Ezio Mauro e, soprattutto
circa quarantamila tweet).
Christopher Potter, co-organizzatore e compagno della
fondatrice dell’evento Arianna Ciccone, analizza i giorni di lavoro e si dice
entusiasta, anche se sicuro che tutto questo, almeno per il momento non inciderà
nel giornalismo italiano, “l’importante però è seminare…”.
Il dato che più di ogni altro sorprende però è che, ancora
una volta, i giornalisti e i reporter, o aspiranti tali, italiani, si sono
dimostrati i migliori, per talento e capacità. Per chi vive di questo mestieri
e ha una trentina d’anni circa sa bene quale sia la situazione dei giovani
giornalisti italiani: sottopagati, sfruttati e, per la maggior parte disoccupati;
ma vivere e lottare ogni giorno sembra li abbia resi più forti e li abbia
portati a migliorarsi. Saremo pure quelli trattati peggio, però siamo i
migliori; una magra, magrissima consolazione, accompagnata dalla speranza che,
attraverso queste considerazioni, direttori ed editori non si sentano
autorizzati a persistere nel non pagare e sfruttare…
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