venerdì 30 marzo 2012

Il rischio di confondere il copyright con il diritto all'informazione


Torniamo a parlare di diritto d'autore e Agcom. Qualche giorno fa trattai questo argomento in un post, riprendendo l'idea che girava in rete riguardante la possibilità per l'Agcom di oscurare la rete. Le poliemiche e le idee le abbiamo già illustrate. Oggi, sempre su repubblica.it troviamo un nuovo articolo dedicato, sulla presunta bozza, definita, più che una bozza di legge, un appunto, un promemoria.

"In sintesi la bozza dice che l'Agcom diventa l'autorità competente a intervenire sulle violazioni del diritto d'autore, a perseguirle, a tentare la risoluzione extragiudiziali delle controversie che ne derivano, a disporre sanzioni pecuniarie ma anche a occuparsi della disabilitazione dell'accesso al servizio o, solo se possibile, ai contenuti resi accessibili in violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633".

Io non ci leggo niente di nuovo, tranne per un altro presunto passaggio della altrettanto presunta bozza:
"il passaggio che più preoccupa è quello che parla della"completa disabilitazione dell'accesso al servizio telematico". Non si sa se può essere intesa sia come interruzione della connessione del singolo utente stile Hadopi, sia come inibizione dell'accesso al sito, così come consentito all'autorità giudiziaria ad es. nel  caso The Pirate Bay, cosa più probabile secondo l'avvocato Marco Scialdone di Agorà digitale".

Diciamo che finché non vediamo la bozza non possiamo trarre conclusioni, ma sopratutto, una bozzza non è una legge che, come spesso accade, nel''iter previsto per la sua approvazione, potrebbe essere stravolta e arrivare ad essere approvata in modo completamente differente da come era stata proposta.
Restano però la certezza che la materia è molto delicata e bisognosa di una legge chiara e decisa, insieme all'amarezza per un argomento così difficile da trattare, con l'incubo di interessi privati a farla da padrone, e l'idea di "disabilitazione all'accesso al servizio telematico". Speriamo che questo provvedimento, se approvato, venga utilizzato in modo responsabile e con parsimonia, perché bloccare l'accesso al web a quel punto non significa più soltanto tutelare il copyright, ma anche impedire la libera possibilità di un cittadino, anche se colpevole, di informarsi. Infrangere insomma il diritto all'informazione, che non c'entra niente con film e musica pirata.

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