venerdì 10 febbraio 2012

Unica regola: sospettare sempre?


Da un paio di mesi gira per il web un video accompagnato da un titolo piuttosto singolare. Un video "censurato da tutte le TV italiane; condividerlo è un dovere". Era il 16 novembre del 2011, e  al parlamento europeo andò in onda un curioso siparietto. L'eurodeputao inglese Nigel Farange durante il suo intervento denunciò la caduta dei governi in Italia e in Grecia e la perdita di sovranità dei rispettivi popoli dovuta all'atteggiamento di una Unione Europea governata dalla Germania. Lo stesso giorno in cui Mario Monti accettò l'incarico di presidente del Consiglio prestando giuramento.
Prima di parlare di questo video, dovremmo chiederci chi è questo signore e cosa lo spinse a pronunciare quelle parole; ma sopratutto, perchè in Italia si doveva censurare un video di due minuti in cui tutto sommato non si dice niente di così scandaloso?
Ancora una volta l'informazione italiana è sotto accusa, giusto o sbagliato che sia, a dimostrazione della scarsa fiducia che il nostro popolo ormai ha nei media.
In quei giorni eravamo bombardati da strane parole come spread, bund, default, tutte parole distanti dal nostro comune dizionario quotidiano, ma che improvvisamente ci mostrarono un Paese, il nostro, sull'orlo del baratro. A leggere oggi i giornali, la situazione non sembra la stessa di un paio di mesi fa; è cambiato il governo, una legge finanziaria è stata approvata, ma, leggendo con attenzione, notiamo che le borse continuano a crollare e questo spread se ne resta sempre alto, troppo alto. Eppure se ne parla con tutto un'altro tono, come a dire che la situazione è grave ma un po' più tranquilli possiamo starci. Ci siamo ormai rassegnati al peggio? Oppure siamo nelle migliori mani possibili e dobbiamo solo aspettare? O ancora, la terza ipotesi, sostenuta sopratutto da chi ci ha rimesso di più nelle trasformazioni di questi ultimi tempi, i titoloni di quel periodo servivano anche a qualcos'altro? Non lo sapremo mai, o forse lo sappiamo e allora è inutile parlarne. Resta l'amarezza nel vedere anche solo il sospetto, ancora una volta, sulla mancata libertà di stampa in Italia, o per meglio dire, il sospetto di una stampa manipolata, usata per scopi diversi da quelli ben più nobili che avrebbe dovuto perseguire. E chi ci rimette in tutto questo? 

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